ISBN: 9788822903129,
2013,
pp. 248,
160x225 mm,
Quodlibet
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«Non sono sicuro l’arte sia qualcosa che facciamo per la conoscenza; come per le scienze, la storia o il giornalismo, l’arte ha a che fare con l’esperienza» – Jeff Wall
Profondo conoscitore della storia dell’arte, Jeff Wall è noto per aver utilizzato la tecnica del light-box, tratta dall’architettura commerciale e vernacolare americana, ma soprattutto per le sue mise en scene, ovvero la creazione di set di carattere cinematografico con veri e propri attori sulla scena. Le sue opere, al di là del loro forte impatto sul mercato dell’arte, hanno suscitato l’attenzione di grandi critici come Susan Sontag o Jean-François Chevrier, e sono state elette a decisiva fonte d’ispirazione da alcuni fra i maggiori fotografi contemporanei, da Andreas Gursky a Thomas Ruff.
Nel caso di Wall, inoltre, all’attività di artista si affianca una notevole produzione di saggi critici e teorici, qui raccolti secondo una selezione studiata esclusivamente per questa edizione e suddivisi in due gruppi: da un lato le riflessioni sulla propria opera di fotografo, dall’altro gli scritti dedicati ad alcuni artisti come Roy Arden, Rodney Graham, Steven Balkenhol, On Kawara, ma anche a un pittore impressionista come Manet. È un doppio registro da cui emerge una acuta e competente riconsiderazione del mezzo espressivo grazie anche a una minuziosa riflessione sulle tecniche e i materiali, ma non mancano lucide digressioni speculative in filosofia o in architettura (come quando, solo per fare un esempio, Wall mette a confronto il lavoro di Dan Graham con quello di Philip Johnson e Aldo Rossi). La forza di questi scritti nel loro insieme sta nel ricavare un alveo rigoroso e stabile, nell’ambito della storia dell’arte, non solo all’opera stessa dell’autore, ma soprattutto alla fotografia in generale: l’arte più massificata e più soggetta alle minacce dell’impostura.
«Non sono sicuro l’arte sia qualcosa che facciamo per la conoscenza; come per le scienze, la storia o il giornalismo, l’arte ha a che fare con l’esperienza» – Jeff Wall
Profondo conoscitore della storia dell’arte, Jeff Wall è noto per aver utilizzato la tecnica del light-box, tratta dall’architettura commerciale e vernacolare americana, ma soprattutto per le sue mise en scene, ovvero la creazione di set di carattere cinematografico con veri e propri attori sulla scena. Le sue opere, al di là del loro forte impatto sul mercato dell’arte, hanno suscitato l’attenzione di grandi critici come Susan Sontag o Jean-François Chevrier, e sono state elette a decisiva fonte d’ispirazione da alcuni fra i maggiori fotografi contemporanei, da Andreas Gursky a Thomas Ruff.
Nel caso di Wall, inoltre, all’attività di artista si affianca una notevole produzione di saggi critici e teorici, qui raccolti secondo una selezione studiata esclusivamente per questa edizione e suddivisi in due gruppi: da un lato le riflessioni sulla propria opera di fotografo, dall’altro gli scritti dedicati ad alcuni artisti come Roy Arden, Rodney Graham, Steven Balkenhol, On Kawara, ma anche a un pittore impressionista come Manet. È un doppio registro da cui emerge una acuta e competente riconsiderazione del mezzo espressivo grazie anche a una minuziosa riflessione sulle tecniche e i materiali, ma non mancano lucide digressioni speculative in filosofia o in architettura (come quando, solo per fare un esempio, Wall mette a confronto il lavoro di Dan Graham con quello di Philip Johnson e Aldo Rossi). La forza di questi scritti nel loro insieme sta nel ricavare un alveo rigoroso e stabile, nell’ambito della storia dell’arte, non solo all’opera stessa dell’autore, ma soprattutto alla fotografia in generale: l’arte più massificata e più soggetta alle minacce dell’impostura.
ISBN: 9788822903129,
2013,
pp. 248,
160x225 mm,
Quodlibet